venerdì 5 maggio 2017

Le marchette non dichiarate non le sopporto più

Oggi leggevo un post con un bel titolo su Techeconomy.it. Il sito lo ritengo serio ed interessante, ci scrivono anche degli ottimi professionisti, sempre a mio avviso, ed il titolo prometteva bene.

Mentre leggevo il post mi rendevo conto che il bel titolo corrispondeva esattamente a quanto trattato (cosa non sempre scontata), ma arrivando alla fine (a meno di 20 righe dalla fine) ho cominciato a sentire puzza di marchetta ... poi ho letto il nome ed il titolo di chi scriveva e la puzza si è manifestata in una vera e propria marchetta.

Per marchetta intendo, e non solo io, quei post in cui si fà pubblicità, nel mio piccolo li ho scritti anche io, lo ammetto, ma almeno lo ho dichiarato.

Si sta sempre andando più verso i post scritti, o firmati, da influencer, la legge americana impone di mettere dei tag specifici ai post sponsorizzati.
Mi sembra corretto, un VIP si fà fotografare con una maglietta ben identificabile e può lanciare una moda. Un VIP beve solo caffè di una certa marca ed il popolo quanto meno lo assaggerà incuriosito. 007 beve il Vodka Martini ... Martini e Rossi avrà pure pagato qualcosa ....
Certo, spesso non è facile capire se il VIP beve quel caffè perchè gli piace veramente o perchè viene pagato per farlo. Quì arriva l'onesta intellettuale dei personaggi coinvolti.

Ma perchè non dichiarare sin dall'inizio che si sta facendo una pubblicità? Oppure perchè l'azienda non si dissocia sin da subito con le scelte di quel suo cliente?

Io, nel mio piccolo mi sono scocciato e ho deciso che da oggi, per aiutare il prossimo, e far sbollire un po' la mia rabbia, ogni volta che riconosco una marchetta la commenterò con il tag #marchetta, in modo da poter far capire ai prossimi lettori e al'autore del post come la penso.

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